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  • Martino Pasqualina,marsicana d'adozione,combattente per i diritti sindacali , a lei dedichiamo questo 8 marzo 2020

    08/03/2020

      

    “Pasqualina l’anarchia”, Storia di Pasqualina Martino, anarchica e antifascista

    di EDOARDO PUGLIELLI

    Pasqualina Martino, ricordata ancora dagli anziani come «Pasqualina l’anarchia», nella foto con il figlio Caserio De Rubeis. Nacque il 6 gennaio 1901 a Musellaro e visse a San Benedetto dei Marsi, dove sposò il bracciante Francesco De Rubeis, dirigente delle organizzazioni del movimento dei lavoratori della terra e del locale movimento comunista-anarchico. Durante gli anni 1919-21 Pasqualina fu molto attiva nella partecipazione diretta alle lotte in corso su questioni concomitanti sul piano nazionale e locale quali: la lotta contro il carovita, le battaglie per la conquista dei diritti sindacali dei braccianti, l’educazione e l’emancipazione morale delle classi popolari, i tentativi di espropriazione armata delle terre dei Torlonia, la difesa della nuova repubblica dei soviet, la liberazione dei prigionieri politici. Sul versante politico si impegnò nel percorso organizzativo che nel maggio 1920 portò alla nascita della Federazione Comunista-Anarchica Abruzzese, nella propaganda tra i lavoratori della terra, nell’applicazione delle strategie insurrezionali alla situazione rivoluzionaria del paese. Nel settembre 1920 fu al fianco del movimento dei braccianti che occupò le terre del Fucino al fine di sperimentare forme soviettiste e autogestionarie della produzione. Nell’ottobre del 1921 e nel gennaio 1922 si distinse nella grande mobilitazione nazionale per la liberazione di Sacco e Vanzetti. Nel 1922 sostenne l’importante iniziativa del maestro Umberto Postiglione, l’edificazione di una Casa del Popolo a Raiano per l’educazione dei figli delle classi lavoratrici. Nel novembre 1922, dopo un conflitto a fuoco tra anarchici e dirigenti della sezione fascista di San Benedetto, Pasqualina e il marito furono arrestati per mancato omicidio e per possesso abusivo di rivoltella e di munizioni. Fin da subito subì la repressione. Il 25 dicembre 1922, ad esempio, fu costretta a sfilare in processione per le strade del paese con cartelli sul petto e sulla schiena di elogio al fascismo. Ciononostante, durante gli anni del regime, con il marito De Rubeis e con l’anziano Francesco Ippoliti non smise mai di lottare: continuò a diffondere clandestinamente stampa antifascista, a rimanere in relazione con i militanti all’estero e a portare avanti attività contro il regime. Nel 1926 i carabinieri sequestrarono presso la sua abitazione numerosi giornali e opuscoli di propaganda anarchica nonché due pistole automatiche a nove colpi calibro 7,65 cariche, due caricatori di ricambio e 132 cartucce. Il marito, interrogato, rispose «che tenevale custodite per usarle in caso di eventuale insurrezione» (e per questo lui fu inviato al confino). Pasqualina Martino subì ulteriori perquisizioni domiciliari e frequenti arresti e fermi fino a tutto il 1942. Dopo la Liberazione sostenne ancora le lotte del movimento dei lavoratori della terra dei centri della Marsica.

    La vita di Pasqualina Martino è riportata in: E. Puglielli, Dizionario Biografico degli anarchici abruzzesi

     

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